Buon lunedì booklovers!
Oggi non ho nulla da dire quindi passo direttamente alla recensione di oggi che riguarda The Winner's Curse. La maledizione di Marie Rutkoski. Per chi ancora non lo avesse capito dal blog e da instagram ho recuperato l'intera serie (al momento sono quasi alla fine del terzo) perciò nei prossimi giorni\settimane (?) vedrete anche le recensioni degli altri volumi.
Editore: Leggereditore
Pagine: 384
Genere: Fantasy
Serie: The Winner's Trilogy #1
In quanto figlia di un potente generale di un vasto impero che riduce in schiavitù i popoli conquistati, la diciassettenne Kestrel ha sempre goduto di una vita privilegiata. Ma adesso si trova davanti a una scelta difficile: arruolarsi nell’esercito oppure sposarsi. La ragazza, però, ha ben altre intenzioni... Nel giovane Arin, uno schiavo in vendita all’asta, Kestrel ha trovato uno spirito gentile e a lei affine. Gli occhi di lui, che sembrano sfidare tutto e tutti, l’hanno spinta a seguire il proprio istinto e a comprarlo senza pensare alle possibili conseguenze. E così, inaspettatamente, Kestrel si ritrova a dover nascondere l’amore che inizia a sentire per Arin, un sentimento che si intensifica giorno dopo giorno. Ma la ragazza non sa che anche il giovane schiavo nasconde un segreto e che per stare insieme i due amanti dovranno accettare di tradire la loro gente o altrimenti tradire sé stessi per rimanere fedeli al proprio popolo. Kestrel imparerà velocemente che il prezzo da pagare per l’uomo che ama è molto più alto di quello che avrebbe mai potuto immaginare…
The Winner’s Curse è stata una piacevole sorpresa. Sarà che l’anno scorso ho mollato così tante serie che ormai quando ne inizio una ho un po’ il terrore, ma sto giro è andata bene (ogni tanto una gioia).
L’ambientazione di The Winner’s Curse è interessate, ma è anche un po’ il tasto dolente di questo volume a mio parere. Come spiega l’autrice nei ringraziamenti ha inventato un mondo ispirandosi al periodo greco\romano e lo si capisce ad esempio dalla moneta utilizzata che è il sesterzio. Le descrizioni sono fatte molto bene ma la sensazione che ho avuto è che la spiegazione del worldbuilding a un certo punto sembra sia lasciata a metà, come se mancasse qualcosa (senza la mappa non sarei andata da nessuna parte perché non capivo una mazza). Anche la storia di come i Valeriani hanno colonizzato gli Herranni ho fatto un po’ fatica a capirla all’inizio.
“Non è a questo che servono le storie, a rendere reali cose finte, e finte quelle reali?”
I personaggi sono assolutamente la cosa migliore di questa storia. Kestrel è una Valeriana di diciassette anni, figlia del generale della milizia dell’impero ed è sempre più vicina all’età in cui dovrà compiere una scelta: per legge a vent’anni o ti sposi o ti arruoli nell’esercito. Nonostante sia figlia di un generale Kestrel manco morta vuole diventare un soldato perché semplicemente non è portata. È stata una vera ventata di aria fresca avere finalmente un personaggio femminile che non sa combattere e neanche vuole imparare a farlo! Dal canto suo però Kestrel è intelligente ed è un’ottima stratega e ho adorato il modo in cui pensa! La sua mente la rende un buon soldato agli occhi del padre, ma a lei non interessa la guerra, lei ama la musica. E la musica viene considerata una cosa da schiavi visto che ha sempre fatto parte della cultura degli Herrani.
E qui arriviamo ad Arin, lo schiavo che viene comprato da Kestrel a un’asta. All'inizio pare brusco e incazzato con il mondo (beh come dargli torto, visto quello che ha vissuto?) però anche lui è molto intelligente, determinato e ha un obiettivo ben preciso.
La relazione tra Kestrel e Arin è, ovviamente, un enemies to lovers, e non solo perché lui è uno schiavo e lei la sua padrona, ma per tutta una serie di dinamiche che poi si innescano. Ammetto che all’inizio non capivo perché la coppia rientrasse in questo cliché visto che per gran parte del libro succede ben poco tra loro due, cioè ogni giorno era na partita a briscola. Ma in realtà arrivata al momento clou in cui si svelano le carte di Arin ho capito il motivo di tutto ciò. La loro relazione cresce piano piano, si conoscono, imparano cose l’uno dell’altro… E nonostante Arin la conosca da poco è in grado di sapere cosa pensa Kestrel, cosa c’è nel suo cuore e la cosa è disarmante. Dicevo che appunto all’inizio non comprendevo l’amore per sta coppia ma poi ho capito e oh raga come mi è partita la ship, dritti dritti su una nave destinata ad affondare ma che ci volete fare? Mi piace soffrire.
La guardava con espressione stranamente disperata.Quasi anche lui stesse perdendo qualcosa, o l’avesse già persa.
Insomma The Winner’s curse non è certo un libro perfetto ma scorre bene ed è un buon inizio di serie! E poi vale anche solo per la ship, dai su!
UN APPUNTO SULLA TRADUZIONE ITALIANA
Io ho letto la versione inglese del romanzo ma avevo a portata di mano anche la versione italiana. Su goodreads mi ero imbattuta in una recensione che diceva ci fossero errori nella tradizione e purtroppo mi trovo d’accordo. O meglio, io ne ho scoperto uno che per me è grave perché cambia il senso della frase e della scena. Per farvi capire devo per forza cadere nello spoiler. Nella scena della cucina poco prima del bacio tra Arin e Kestrel c’è un discorso di Arin che inglese recita:
“But am I your enemy? Am I?” “Ma io sono tuo nemico? È così?”
“You’re not mine.” “Tu non sei il mio[nemico].”
In italiano è stata tradotta così:
“Ma io sono tuo nemico? È così?”
“Sei mia”
Capite che il senso cambia del tutto? Cosa c’entra quel sei mia? Una beata mazza, perché Arin le stava dicendo che non la considera sua nemica, non che è sua.
Avete letto questo libro? Cosa ne pensate?
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